Scalabrini Fathers
Registered Charity n° 1141084
20 Brixton Road SW9 6BU
London UK
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mercoledì 13 giugno 2012 22:08:00

 Le ragioni di una presenza. Gli Scalabriniani a Londra: come funziona la multiculturalità

 

Una piccola corona e la statua del santo Nino, un Gesù bambino che i filippini, in tutto il mondo, festeggiano la terza settimana di gennaio, Nella chiesa dei padri Scalabriniani di Brixton road, una delle zone più difficili di Londra, i simboli degli immigrati portoghesi e filippini accompagnano le statue alle quali gli italiani sono da sempre devoti. Nata nel 1966 per accogliere i migranti italiani in terra straniera, come voleva il fondatore Giovanni Battista Scalabrini, la missione oggi ha aperto le porte a filippini e portoghesi che vi ritrovano qui senso di identità e tradizioni di casa. Padre Renato Zilio, esperto di immigrazione, ha raccontato al Sir il lavoro che fa a Londra con altri tre sacerdoti.

Sembra che la vostra missione abbia trovato nuove ragioni di essere tra gli stranieri...
"Il nostro centro viene usato, alla domenica, da tre diverse comunità, quella dei portoghesi dei quali benediciamo, proprio in questi giorni, le case. La loro messa è alle 9.30 e prepariamo i bambini anche per prima Comunione e Cresima. Alle 11.30 arrivano gli italiani, centinaia, qui in Inghilterra da cinquant'anni, che usano la taverna anche per incontrarsi. Alle 17 accogliamo i filippini che lavorano, quasi tutti, come badanti in famiglie inglesi. Si fermano fino all'ora di cena anche per fare qualche danza prima di rientrare a casa".

Filippini e portoghesi ritrovano, cosi lontano da casa, le loro tradizioni...
"Diamo loro la possibilità di esprimerle proprio come nel paese di origine. Per la benedizione delle case, per esempio, si parte dopo la messa con una processione durante la quale si canta, si balla e si gettano petali di fiori. Da quattro anni festeggiamo anche nella cattedrale di Saint George, a Southwark, la terza domenica di gennaio, il santo Nino, una tradizione che i filippini mantengono viva in tutto il mondo. Le origini risalgono a Magellano che, sbarcato nell'isola di Cebu, .fece dono alla regina del posto di una statua di Gesù Bambino il cui culto si diffuse in tutta l'isola, insieme alta fede cristiana. Oggi il Santo Nino, al quale si attribuiscono molti miracoli, è veneratissimo e viene portato in processione con una danza molto elaborata".

Da quante persone è composto il suo team?
“Quattro sacerdoti: padre Francesco Buttazzo ha lavorato in Brasile e si occupa della comunità portoghese della quale parla la lingua mentre padre Jake Suarnaba è filippino e segue, oltre a questa comunità, anche le prigioni di Wormwood Scrubs e Downview. Padre Pietro Ce lotto è il cappellano degli italiani perché abbiamo, oltre a questo centro interculturale, anche un ostello di piccoli appartamenti, per ragazze, coppie o piccole famiglie e ‘Villa Scalabrini’, a un'ora da Londra, a Shenley, una casa di riposo che accoglie 50 anziani italiani".

Ci sono molti giovani che arrivano a Londra in cerca di lavoro?
"Moltissimi e sono aumentati da quando è cominciata la crisi. Ci usano come punto di riferimento e ci raccontano la loro durissima battaglia per rimanere. Molti sono laureati, ma si adattano a lavori umilissimi pur di imparare la lingua e restare in un paese che diventa un passaporto per il resto del mondo. Di solito ce la fanno a rimanere e in Italia tornano soltanto per le vacanze".

Lei ha dedicato la vita all'accoglienza dello straniero. Ha lavorato in Svizzera, vicino a Parigi dove ha fondato il centro interculturale di Ecoublay e, per un breve periodo, anche a Gibuti. Esperienze che ha raccontato nei volumi che ha firmato, "Lettere da Gibuti" (Edizioni Messaggero), "Parole dal deserto" (Edizioni Paoline), il "Vangelo dei migranti" (Emi). Di che cosa parla il suo ultimo libro "Dio attende alla frontiera"?
“E' un invito a uscire dal proprio campanile. Noi in Italia abbiamo il culto del campanile, dei nostri amici, del nostro bar, del nostro cerchio. Siamo pervasi dalla logica della similitudine e della somiglianza. In questo volume racconto il mio cammino missionario in Francia, Svizzera, Inghilterra e Marocco. Spiego come per molti anni ho portato, durante la Quaresima, giovani italiani in Marocco, a Marrakech, per far loro conoscere l'lslam, per avere esperienza di una cultura diversa. L'altro, differente da noi o che è minoranza e appartiene a un altro mondo di valori, è sempre un segno misterioso di Dio. Colui che non sta al centro, ma alla frontiera del mondo dell'uomo. La frontiera è luogo teologico, che relativizza le costruzioni dell'essere umano, l'assoluto delle sue conquiste, la centralità dei suoi mondi".

a cura di Silvia Guzzetti