Scalabrini Fathers
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mercoledì 28 marzo 2012 17:10:00

  In emigrazione, la Parola di Dio è un compagno di viaggio e un'alleanza. Anche i suoi personaggi sono spesso dei migranti. Uomini e donne che per 40 anni camminano aspramente verso la libertà. O un Profeta, grande in opere e in parole, che a piedi percorre tutta la sua terra. Oppure è quella fede senza confini nata sui passi di coraggio e di fiducia di un nomade che accolse un invito di Dio: ”Esci dalla tua terra!”. Così, è successo a noi: mettersi in cammino, emigrare, è sempre una vocazione, una misteriosa chiamata di Dio, più forte di noi.

Per questo una proposta originale: una settimana biblica. Frate Acilio, un francescano portoghese dal fare semplice e sapiente, spinto dalla conoscenza e dalla passione per la terra di Gesù, ci fa camminare sulle tracce della Bibbia per sei serate consecutive. Si raccolgono più di duecento dei nostri emigranti, che terminano questo cammino comunitario in una bella celebrazione eucaristica domenicale e in un grandioso pranzo al sacco.
Ogni sera un tema viene rivisitato in maniera suggestiva e varia, come fosse una dimora dalle tante porte. Può essere per esempio il tema della liberazione degli ebrei dall’antico Egitto, con un tempo di lettura, di riflessione, di canto, di testimonianza e di attualizzazione nei nostri giorni in un breve filmato. Infine, conclude una preghiera comunitaria. Ma tutto, in questa serata, respira aria di libertà. Poi si formano diversi gruppi biblici, che per un anno si incontreranno ogni quindici giorni con lo stesso stile: si legge, si commenta, si condivide e si canta. Ad un certo punto, qualcuno del gruppo silenziosamente accende un piccolo cero ed è il segnale: è giunto il momento finale, quello della preghiera. L’attenzione si fa intensa, interiore. Un popolo di migranti ritrova, così, le sue forze. È curioso vedere come altrove, in un paese d’Italia che conosco, si parli e si viva una settimana biblica. È qualcuno che passa di casa in casa per proporre l’acquisto di una bibbia: interessante iniziativa, ma che lascia dietro di sè la stessa povertà di rapporto con la Parola di Dio.
Ben altro, invece, fa vivere un nostro missionario a gruppi biblici di vecchi emigrati italiani all’estero. È leggere insieme, commentare e lasciar emergere ciò che essi stessi stanno scrivendo con la loro vita: il loro esodo e la loro resistenza, il coraggio e la fede vissuti in terra straniera, come gli ebrei sui fiumi di Babilonia. È per il missionario stimolare l’un l’altro con un «sì, ma questa sei tu, Concetta, raccontaci...», oppure: «E quella volta cosa è capitato invece a te, Salvatore? Racconta, racconta...». È far risorgere la Parola in tante storie vissute, in avvenimenti concreti e preziosi di malattie, di sorprese o di imprevisti, alla maniera semplice, popolare dei nostri emigranti. Vedi, allora, quanto straordinario è per loro prenderne coscienza, quasi fossero essi stessi dei nuovi personaggi biblici del giorno d’oggi.
Ed è comprendere, finalmente, la dignità della loro esistenza, una “storia sacra” scritta ai nostri giorni. Una storia di lacrime e di gioia, di illusioni e di conquiste vere di gente che un giorno si era messa in cammino. Così, essi hanno incontrato Dio. Senza saperlo.